Cosa vuol dire aria: il significato del termine nel mondo della musica, utilizzato in anni recenti anche dai Coldplay in una canzone.
Il glossario musicale è ricco di termini che spesso vengono utilizzati anche in altri contesti, ma con accezioni differenti. Lo stesso significante può avere infatti significati diversi a seconda dell’uso che se ne fa. Per questo motivo è bene cercare di approcciarsi al mondo della musica con una conoscenza precisa del vocabolario, al fine di evitare fraintendimenti o errori. Proviamo a fare chiarezza e scopriamo il significato delle parole della musica: oggi approfondiamo il significato di aria.
Aria: il significato nel mondo della musica
Quando si parla di aria nel mondo della musica (termine presente anche nel francese e nell’inglese, come air o ayr) il riferimento è sempre a un brano per voce solista, articolato in strofe o sezioni. Si tratta di una parola tipica del gergo dell’opera e va in contrapposizione diretta con il recitativo, la forma di composizione in cui l’artista si esprime in maniera sillabica.
Durante un’aria il momento musicale prende il sopravvento sull’azione e il dialogo, di fatto mettendo la canzone in primo piano anche rispetto alla trama. Si tratta di un momento di un’opera estremamente emozionante, ma drammaturgicamente statico. In alcuni casi l’aria tende anche a sospendere il tempo per permettere allo spettatore di entrare in empatia intima con un determinato personaggio.
Nata nel melodramma italiano come momento di poche battute e struttra strofica, nel corso dei secoli l’aria si è divisa in più forme, prendendo anche nomi differenti a seconda del genere di opera nella quale è inserita. Nella sua accezione moderna, l’aria viene comunque inviduata in una composizione melodica per solista, sia vocale che strumentale, che si caratterizza per la sua forma chiusa.
Tra le varie tipologie di arie esistono le arie di sortita (quando il cantante entra in scena), le arie di bravura (su tempi allegri, servono a valorizzare le abilità del cantante), le arie del sonno (con cui un personaggio fa addormentare un altro), arie di caccia (con l’accompagnamento di un corno) e così via.
Le arie più famose
Sono molte le arie famose nella storia dell’opera, e non solo italiana. Tra le prime e più antiche vale la pena di ricordare Oblivion soave, da L’incoronazione di Poppea di Claudio Monteverdi, datata 1642:
Anche Mozart ha composto arie rimaste nella storia, come Madamina, il catalogo è questo, tratta da una delle sue opere più famose, il Don Giovanni del 1787. Ma un vero maestro nella composizione delle arie è stato anche Gioacchino Rossini, artista al quale dobbiamo alcune delle arie ancora oggi più conosciute anche dai non amanti della musica lirica. Ad esempio La calunnia è un venticello, dal Barbiere di Siviglia del 1816:
Se un’aria come Casta Diva, tratta dalla Norma di Vincenzo Bellini, è rimasta nell’immaginario collettivo grazie a interpretazioni come quella di Maria Callas, alcune delle arie scritte da Giuseppe Verdi sono entrate nella storia a prescindere dal suo esecutore. Ad esempio, La donna è mobile, dal Rigoletto del 1851. Ma spesso a rendere celebri le arie sono state anche le interpretazioni di artisti appartenenti al mondo della musica leggera, come Mina, che ha regalato una grande performance sulle note di E lucevan le stelle, dalla Tosca di Giacomo Puccini (1900):